Il settore

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Il bijou in Italia

Il bijou ha una storia complessa: parola francese, spesso usata come sinonimo di gioiello, ma che in realtà nasconde una realtà differente, un universo complesso di prodotti e significati che con i decenni ha regalato a questo prodotto un’autonomia e una dignità proprie.  Nato nel 1700 con la funzione di proteggere oggetti preziosi – i ricchi dell’epoca in possesso di gioielli di grande valore si facevano realizzare un modello uguale ma in materiali non nobili, per evitare che gli originali si rovinassero e fossero rubati –, nell’epoca della Rivoluzione Francese inizia ad adornarsi con i primi materiali alternativi. Nel Novecento il bijou si ritaglia una fetta importante del mondo creativo, con una propria identità il cui valore era incardinato nell’estetica accattivante e dalla capacità di osare. 
Da allora, grazie al lavoro di storici del gioiello e collezionisti, il bijou ha costruito una identità autonoma sempre più delineata, fino a porsi come mondo alternativo al suo fratello maggiore, il gioiello prezioso. 

La nascita del prêt-à-porter

Con la nascita del prêt-à-porter, infatti, anche i grandi designer mettono piede in questo comparto emergente: basti pensare a Albini, Armani e Valentini, tra i pionieri del gioiello fantasia.  
Così, il termine usato per distinguerlo si arricchisce di nuovi aggettivi e diciture, come bijoux de couture, fashion jewelry, costume jewelry, che rimarcano tutte il suo legame con il mondo del glamour a ogni livello. A partire dagli anni Ottanta, i grandi bigiottieri lavorano al fianco degli stilisti condividendo competenze e ispirazioni. Tra gli anni Novanta e il nuovo millennio si diffonde sempre più la voglia di decorazione, dove ricerca e sperimentazione si avvicinano anche alle nuove tecnologie produttive.
I primi studi sistematici si registrano proprio a partire dal 1991, con una mostra in scena a Milano (“I Gioielli della Fantasia. Ornamenti del XX secolo nell’arte, nel costume e nella moda”, curata da Deanna Farneti Cera) sotto l’egida di Swarovski. Portatore di nuovi significati, simbolo di generazioni caratterizzate dal desiderio di stupire, il bijou si presenta libero dai condizionamenti dell’oggetto prezioso e si mescola sempre più con il mondo della moda, attirando a sé l’attenzione di grandi stilisti. 
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estetica

Varietà, estetica e cultura della creatività

Oggi il bijou è, nella sua essenza materiale, un ornamento legato alle stagioni, da rinnovare con frequenza e con un costo accessibile. Questo oggetto fisico ha però acquisito un significato molto più ampio, che va al di là del valore intrinseco dell’oggetto e che include grandi capacità creative, enorme ambizione alla novità e una struttura produttiva agile in grado di rinnovare le collezioni usando materiali sempre nuovi, accostamenti originali e idee capaci di anticipare i gusti di un pubblico davvero ampio. Lo dimostrano le tante mostre e le numerose pubblicazioni di cui è stato oggetto, forte di un legame con il gioiello che non può più basarsi sulla semplice dicotomia “prezioso-non prezioso”, come troppo a lungo avvenuto in Italia, ma fatto di varietà, estetica e cultura della creatività.

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